23 febbraio, ore 10
Acqua di colonia
testo, regia, interpretazione Elvira Frosini, Daniele Timpano
consulenza Igiaba Scego
voce del bambino Unicef Sandro Lombardi
aiuto regia, drammaturgia Francesca Blancato
scene, costumi Alessandra Muschella, Daniela De Blasio
disegno luci Omar Scala
uno spettacolo di Frosini / Timpano
produzione Romaeuropa Festival, Teatro della Tosse, Accademia degli Artefatti, Compagnia Frosini/Timpano
con il sostegno di Armunia Festival Inequilibrio
si ringrazia C.R.A.F.T. Centro Ricerca Arte Formazione Teatro
Elvira Frosini e Daniele Timpano ritornano al Teatro Biblioteca Quarticciolo, dopo il fortunato debutto al Romaeuropa Festival, con il loro teatro caustico e irriverente. Dopo Dux in scatola e Aldo Morto, Acqua di colonia affronta il tema del Colonialismo italiano e mette in crisi l’ideologia dominante attraverso una scrittura scenica capace di descrivere l’attualità affondando le radici nel tessuto storico della società italiana.
Una storia iniziata già nell’Ottocento, quella del colonialismo italiano, e protrattasi per oltre sessant’anni ma che, nell’immaginario comune, si riduce ai soli cinque anni dell’impero Fascista. Una serie di eventi assopiti, che, nonostante tutto, plasmano ancora oggi il nostro immaginario insinuandosi in frasi fatte, luoghi comuni, canzoni, letteratura, perfino fumetti e cartoni animati.
Come abbiamo rappresentato e continuiamo a rappresentare l’Africa? Somalia, Libia, Eritrea ed Etiopia, le nostre ex colonie, sono solo un insieme di oasi, tutte uguali, sparse in un unico grande deserto? Come possiamo rapportarci con gli estranei che bussano alle porte dell’Europa se sappiamo così poco di loro? A partire dal mito abusato e frainteso di un Pier Paolo Pasolini ‘à la mode’, Frosini / Timpano sciorinano sul palco fatti storici, documenti e mitologie contemporanee frantumando l’utopia (già in polvere) della società post-razziale.
Come durante il colonialismo l’Africa era per la popolazione italiana un concetto o una pura astrazione, così oggi, ci dice il duo: «I profughi, i migranti, che ci troviamo intorno, sull’autobus, per strada sono astratti, immagini, corpi, realtà la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente». E i postumi dell’età coloniale ci appaiono: «Come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso, come un macigno».
Biglietti
8€